Safilo pronta a chiudere Longarone I 472 dipendenti riuniti in assemblea

Francesco Dal Mas / LONGARONELa più storica fabbrica di Longarone, la Safilo, è avviata alla chiusura. E la risposta dei lavoratori oggi non si farà attendere: sciopero. Il primo di una lunga serie per i 472 dipendenti rimasti nello stabilimento, circa la metà di quelli che erano solo quattro anni fa. Quando l'azienda ha comunicato la sua decisione - all'incontro convocato dall'assessore veneto al lavoro Elena Donazzon, presenti i sindacati - è calato il gelo, sia nella delegazione regionale che fra i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil. ANNUNCIO INATTESODa oltre due mesi si sapeva che la prospettiva sarebbe stata quella di un ridimensionamento, ma nessuno metteva in conto la cancellazione della prima occhialeria aperta a Longarone, ben prima dell'industrializzazione post Vajont. Era il 1934 quando Guglielmo Tabacchi acquistava il primo complesso industriale italiano produttore di lenti e montature, attivo dal 1878 a Calalzo di Cadore, e fondava la "Società Azionaria Fabbrica Italiana Lavorazioni Occhiali", la più storica azienda produttrice di occhiali nell'industria dell'eyewear. Da questa mattina i lavoratori si riuniranno in assemblea ed i sindacalisti faranno il punto della situazione; proprio per questo ieri sera, al termine del vertice, si sono trincerati nel più assoluto riserbo. Tramortiti, allarmati. crisi su crisiLongarone dovrà vedersela con oltre 550 posti di lavoro in esubero, compresi quella della Diab. «È una situazione devastante, anche se - prova a sospirare il sindaco Roberto Padrin - lavoreremo per la ricollocazione presso altre occhialerie della zona. Ma oltre mezzo migliaio di persone a cui assicurare un reddito stabile è una sfida che ci toglie il respiro». stretto spiraglioLa Safilo lascia aperto mezzo spiraglio. In un passaggio della nota del gruppo sui risultati 2022 si legge che «in relazione all'analisi strategica in corso, vista l'evoluzione del portafoglio prodotto, il contesto economico, le dinamiche competitive nell'industry e una persistente sovraccapacità produttiva, il Consiglio di amministrazione di Safilo, nel ribadire l'importanza dei siti produttivi di Santa Maria di Sala (Venezia) e Bergamo, del centro logistico di Padova, e delle capacità creative del Gruppo, ha dato mandato al management di esplorare delle soluzioni alternative per lo stabilimento di Longarone (Belluno), il cui contenuto si delineerà meglio nelle prossime settimane». Ma, appunto, quali alternative? Nel virgolettato aziendale di parla di «soluzioni alternative per lo stabilimento», quasi a far intendere l'impegno a riportarvi un'attività? «Acc e Ceramica Dolomiti insegnano?», abbiamo provato a chiedere all'assessore Donazzan, che è stata fra i protagonisti di quei salvataggi. «Scusate, la situazione è troppo delicata, consentitemi il riserbo» è stata la sua risposta. Si sa, però, che dall'autunno scorso la stessa Donazzan, Padrin, Confindustria sono in contatto per cercare una possibile soluzione. Confindustria mantiene anch'essa il riserbo. serve tempoPadrin prova a far sintesi del possibile itinerario. «Prima istanza: cercheremo, come istituzioni, di fare in modo che la Safilo prenda tempo, procrastini gli esuberi anche alla luce del forte recupero dell'occhialeria». La seconda istanza? «È la ricollocazione del personale - sottolinea Padrin -. È vero che nei mesi scorsi si faceva il conto, guarda caso, di almeno mezzo migliaio di figure professionali che mancano in provincia. Ma è di una complessità unica trasferire questo personale da una mansione all'altra, da un posto di lavoro all'altro». l'iniziativa sindacaleLa Thelios ed altre occhialerie potranno assorbire qualche decina, forse un centinaio di collaboratori della Safilo, ma gli altri? Con lo sciopero che Cgil, Cisl e Uil proclameranno oggi, al termine delle assemblee, si invierà un messaggio chiaro al gruppo: intanto nessun licenziamento in blocco. Perché no, eventualmente, le dimissioni incentivate, come primo passaggio. Donazzan, Padrin, gli altri attori istituzionali si sono raccomandati di non fare il "muro contro muro".I sindacati hanno intenzione di coinvolgere gli altri stabilimenti, quelli che la Safilo invece ritiene strategici, per strappare non solo mera solidarietà, ma impegno a perseguire le alternative. «Certo, questo rischia di essere un pugno nello stomaco a quanti, fra gli operatori bellunesi dell'occhiale, stanno preparando il Mido con fiducia, taluni addirittura con entusiasmo», commenta fra sé Padrin. --© RIPRODUZIONE RISERVATA