Vincoli, la beffa Il ministero si unisce al ricorso degli ambientalisti
AURONZONon solo le associazioni ambientaliste, ma anche il ministero della Cultura ha fatto ricorso contro la sentenza del Tar dell'estate scorsa che non ingessava completamente di vincoli paesaggistici i Comuni di Auronzo e del Comelico, cioè Santo Stefano, San Pietro, San Nicolò Comelico, Comelico Superiore e Danta.Ieri, a Roma, appunto nella sede del Consiglio di Stato, doveva tenersi la prima udienza per decidere in particolare sulla richiesta di sospensiva della sentenza del tribunale amministrativo avanzata da Italia Nostra e da altre associazioni ambientaliste. Sorpresa per l'avvocato Bruno Barel, presentatosi nella capitale per conto del Comune di Auronzo.«Le associazioni hanno chiesto il rinvio della misura cautelare richiesta d'urgenza al merito, avendo probabilmente capito che non c'era spazio per una sospensione urgentissima della sentenza del Tar. E aspettano, pertanto, la decisione finale. Ma abbiamo scoperto», riferisce Barel, «che anche il ministero della Cultura e dei Beni ambientali ha fatto un suo ricorso d'appello». Un atto che ha sorpreso perché, come si sa, la Regione e la Provincia di Belluno, invece, si sono astenuti.«La mossa, all'ultimo momento, da parte del Ministero, ci ha colti di sorpresa», ammette il sindaco di Auronzo, Dario Vecellio Galeno, «perchè ritenevamo che fosse orientato a trovare un accordo direttamente con i Comuni interessati. È vero, qualche sospetto ci stava catturando, perché in 4 mesi da Roma non si erano fatti sentire. Ma, probabilmente, non ha voluto farsi scavalcare dagli ambientalisti».Il Ministero, si sa, attraverso la Soprintendenza aveva imposto il supplemento di vincoli che il Tar ha bocciato. Quindi era presumibile, per la verità, una sua reazione.«Questo sì, ma speravamo anche in una possibile mediazione» sospira il sindaco.Vecellio Galeno, come i suoi colleghi del Comelico, in queste ore tira comunque un sospiro di sollievo. E il motivo è presto detto. La nuova udienza, in Consiglio di Stato, è fissata al 15 giugno. Fino a quella data, dunque, varranno i vecchi vincoli. «Quelli fino al 96% del territorio», esplicita il sindaco di Auronzo, «anziché fino alla ingessatura totale, del 100%. È già qualcosa. Poi vedremo. Noi, comunque, continueremo a resistere».Intanto il Veneto Orientale e le Dolomiti possono contare su un nuovo Soprintendente, Vincenzo Tiné, spostato da Verona e Vicenza a Belluno, Treviso, Venezia e Padova. Il soprintendente Fabrizio Magani, che teneva questo ruolo, si occuperà d'ora in avanti di Venezia città, di Verona e Vicenza. Tiné di formazione è archeologo mentre Magani era storico dell'arte. A Belluno, però, si è interessati anche all'eventuale giro di funzionari. Il 15 giugno, dunque, si terrà la discussione unificata degli appelli delle associazioni e del Ministero. Senza la spada di Damocle, per Auronzo ed il Comelico, della sospensiva. La vicenda ha avuto inizio nel 2019 quando è stato emesso un decreto della direzione generale archeologia, belle arti e paesaggio del ministero per i Beni e le attività culturali e per il turismo, attraverso il quale veniva dichiarata "di notevole interesse pubblico l'area alpina compresa tra il Comelico e la Val d'Ansiei, Comuni di Auronzo di Cadore, Danta di Cadore, Santo Stefano di Cadore, San Pietro di Cadore, San Nicolò di Comelico e Comelico Superiore". Un provvedimento che aveva portato a vincoli paesaggistici molto pesanti, che per alcuni avrebbero compromesso lo sviluppo dell'area rischiando di andare a favorire lo spopolamento della montagna. Così ammetteva anche il presidente della Provincia, Roberto Padrin, in sintonia con l'assessore regionale per la montagna, Giampaolo Bottacin. Da qui la decisione immediata di tre ricorsi che contestavano l'illegittimità del decreto sotto molteplici profili di violazione di legge ed eccesso di potere. --Francesco Dal Mas© RIPRODUZIONE RISERVATA